Carbo-Kite

By eugenio saraceno, 2012/03/13

Di Marco Ghivarello

Progettista CAD KiteGen [nonchè pilota entusiasta di alianti, paramotori e qualunque altra cosa che abbia una lontana probabilità di volare, NdR]

Da Gennaio 2012 è iniziata la costruzione della nuova ala semirigida in fibra di carbonio il cui obiettivo  è di incrementare le prestazioni delle attuali vele da kite con cui saranno effettuate peraltro le prime prove.

Gli effetti di un incremento della efficienza a parità di peso sono esponenzialmente crescenti, aumenta la velocità massima e la forbice rispetto alla minima, con una W min. verticale di sostentamento che sarà inferiore, consentendo un incremento delle ore / anno di produzione energetica ed una migliore gestibilità dei carichi di raffica dovuti alla minore superficie alare.

La grande sfida – peraltro non così apparentemente fattibile a chi opera unicamente nel settore dell’aviazione convenzionale – è riuscire a creare un ala in grado di tenere enormi sollecitazioni, ma con una leggerezza quasi paragonabile a quello di un parapendio, ed al contempo semi-rigida con concetti assimilabili alle ali di aliante (noi abbiamo il vantaggio di non presentare superfici parassite quali fusoliera ed impennaggi e non vincolarci ai profili che abbiano gli spessori % necessari ad alloggiare convenzionali longheroni) e in grado di flettersi al fine di realizzare la manovra di “side sleep”, fondamentale per il recupero della stessa.

Con questo preliminare prototipo abbiamo pertanto definito una nuova tecnologia  realizzativa che unisse i due mondi, quello delle ali convenzionali e quello delle ali flessibili (parapendio-kite surf), e abbiamo un programma di test molto fitto, ove si sperimenteranno flessibilità, carichi, tenuta a trazione, telemetria prestazioni, affinamenti aerodinamici, sistemi automatici di variazione d’assetto, a seguire affidabilità delle tecnologie utilizzate, ecc. ecc.. Con i successivi prototipi si lavorerà sull’efficienza attraverso lo studio di configurazioni più estreme, rese possibili da un pilotaggio attivo gestito dal controllo predittivo del KiteGen.

9 Responses to “Carbo-Kite”

  1. Alberto says:

    Bene, parlo da progettista (in campo elettronico).
    Mi piace l’entusiasmo che dimostrate e la voglia di non accontentarsi mai per ottenere i migliori risultati.
    Non avete paura nel fare qualcosa di inesplorato. Bene.
    E’ così che potrete avere successo.
    Vi auguro di saper curare bene anche la parte economica della vostra impresa (Meucci insegna).

  2. stefano says:

    Quella che si vede è anche la forma a riposo o si curva cosi solo sotto trazione?
    Sembra sia “sfoderabile” è vero?

  3. Leonardo LIBERO says:

    Non sono in grado di esprimere giudizi tecnici – non di quel livello, almeno – ma trovo esaltante anche solo vedere gente che si impegna così. Bravissimo Marco

  4. Mario M says:

    Le varie sezioni o “cassonetti” alari in carbonio devono essere uniti con elastomeri (gomma). Immagino che fra i due fianchi che sono in contatto si faccia passare una sorta di bullone gommato, flangiato alle due parti interne dei fianchi. O si prevede invece di applicare un segmento sottile di materiale flessibile incollato ai due fianchi?

    Dal punto di vista aeroelastico, siccome i cassonetti sono rigidi nelle due direzioni, in corda e in apertura, la rigidezza sarà data dall’elasticità del materiale connettivo.

    Presumo che queste soluzioni su google si trovano con i temini “morphing wing”, che però sono studiati più per l’effetto in corda e non in apertura.

  5. Luca says:

    Modifica molto ambiziosa, considerando la necessità di sventare con grande frequenza per i percorsi di ritorno. Sicuramente gli elementi di contatto tra i diversi gradi di rigidità rappresentano punti di elevatissima usura, al punto che è difficile immaginare la realizzabilità della cosa.

  6. stefano says:

    @Mario
    forse lo strato di materiale flessibile tra due parti rigide non è poi così sottile… e forse le parti rigide non sono poi così rigide.
    Mi vengono in mente le cheetah di quel corridore….
    http://www.ossur.com/?PageID=13462 (12m warranty)
    Mi parebbe strano se bastasse un incollaggio, credo più all’ipotesi dei bulloni (flessibili?)che legano le sezioni “rigide” l’una all’altra . E se gli elementi rigidi fossero legati con dei nastri o molle?
    a quel punto delle parti in gomma servirebbero a smorzare le vibrazioni.

  7. Luca says:

    Un esempio di combinazione tra profilo alare e tessuto è offerto dalle rande steccate dei catamarani, che infatti non devono restare sventate troppo a lungo, pena un rapido logoramento.

    Le Cheetah sono un capolavoro. Però qui è necessaria una flessibilità tale da non porre problemi di resistenza al vento durante il rientro.

  8. claudio della volpe says:

    a questo punto mi chiedo una cosa, perchè vedo che sta partendo un’altra fase di ricerca intensa; non sarebbe il caso di avere due kitegen? uno che produca stabilmente energia e l’altro da usare come oggetto sperimentale? in questo modo comincerebbero ad entrare soldi mentre si prosegue una strada che certamente non è breve verso la maturità tecnologica del kitegen.

  9. Mario M says:

    @ Claudio. Adesso non credo che il kitegen sia pronto a produrre a livelli importanti o redditizi. Presumo che quando si arriverà a uno stadio più avanzato si procederà nel modo che tu indichi.

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