Update: KiteGen ready to set up the supply chain for the Saudi contract
The KiteGen® Group has been participated in April 2013 by Sabic Ventures – the venture company owned by Saudi Arabian Basic Industries Corporation (SABIC) – and signed a 5 agreements contract including a 200 KiteGen Stem units purchase agreement. The Sabic kite farm will be located close to Jubail Industrial City, Saudi Arabia.
KiteGen has now reached the 8th technology readiness level and its technology package is as advanced as needed in order to transfer the technology to a supply chain and start the industrial production.
KiteGen® technology is the latest evolution of wind energy exploitation. It is a paradigm shift that may be the most practical and effective solution to the world’s energy needs. The Kitegen technology is based on a decade of research and development; it has presently reached the stage at which it will be implemented on an industrial scale. The main innovation is given by the fact that KiteGen can exploit a novel, powerful, endless and almost universally available source of energy: the high altitude wind power. Large wings tethered by strong polymeric ropes, driven by a high-tech control system based on avionic sensors, fly at high altitude, harvesting the energy of powerful winds, much faster and constant than those available near ground.
The Saudi kite farm will be the renewable energy cornerstone of a Saudi 66 billion $ program aiming to power projects as the region water desalinization and the Carbon Capture and Utilization (CCU) , the Saudi approach is to check the suitable RES technologies and KiteGen® is in pole position thanks the unprecedented net energy ratio of the fully owned exclusive concept outperforming, at least, tenfold any other renewable energy technology.
Technical notes on CCU
The CCU process compresses and purify the raw carbon dioxide coming from certain petrochemical plants. The purified gaseous CO2 is pipelined to a processing facility for enhanced methanol and urea production. Methanol is a basic commodity for the chemical industry and urea is used for fertilizer production. Massive quantities of renewable electrical energy at very low cost is needed to drive effectively those processes.
In summary, recovering 500,000 tonnes of CO2 emissions by CCU each year is equivalent to the removal of 2,6 millions of cars, representing the worldwide most advanced, reproducible and promising method to reverse the most harmful forcing over the global climate.
Reuters seems have strong skepticism about both CCS and CCU.
Perhaps they miss kitegen as the key technology:
http://www.reuters.com/article/2013/08/21/us-sabic-co2-linde-idUSBRE97K0NN20130821
Germany’s Linde to build big Saudi carbon capture-and-use plant
Wed, Aug 21 2013
KHOBAR, Saudi Arabia (Reuters) – Saudi Basic Industries Corp (SABIC) has hired Germany’s Linde Group to build the world’s largest plant for capturing and using climate-warming carbon dioxide, the Saudi petrochemical giant said on Wednesday.
The United Jubail Petrochemical Company (UNITED), an affiliate of SABIC, plans to capture around 1,500 tons a day of carbon dioxide from ethylene plants and purify it for use in SABIC-owned petrochemical plants in the industrial city of Jubail.
The carbon capture and utilization (CCU) plant will prevent about 500,000 tons a year of the gas which is blamed for global warming from being released into the atmosphere and SABIC said it could also supply 200 tons a day of liquid CO2 to the food and drinks industry.
“It will add to SABIC’s business portfolio of industrial gas products,” said Yousef Al-Zamel, Sabic executive vice president for chemicals strategic business unit. “This is the first of many other similar projects to be executed next year.”
Carbon dioxide has been pumped into oil fields for decades to boost production, but the result is more carbon being produced.
A global push to reduce the carbon dioxide build up in the atmosphere, largely as a result of rising industrial activity, has so far focused on carbon capture and storage (CCS) projects to trap the gas underground.
Despite more than a decade of research, investment and government funding, there are still no commercial scale carbon storage plants.
The high cost of catching gas emitted by factories and power plants and storing it safely underground has deterred commercial CCS projects.
Using the carbon to produce food and drinks or fertilizer makes CCU more economically attractive. But the market for the gas is far smaller than the amount being pumped out, so CCU projects alone cannot solve the problem.
(Reporting by Reem Shamseddine, editing by Daniel Fineren and Jason Neely)
Complimenti! Quindi fate il primo impianto operativo in Arabia Saudita? Ma l’azienda è in mano italiana o la tecnologia è stata venduta ai sauditi?
In ogni caso è una notizia magnifica. Finalmente una vera chance di dimostrare in modo incontestabile la portata della tecnologia nel giro di un paio d’anni!
@Fedor. “The KiteGen® Group has been partecipated in April 2013 by Sabic Ventures”.
Dice “partecipated by” e non “sold to”! chiaro no?
Sviluppare produrre ed esportare tecnologia in questo settore non potrà che far bene al nostro saldo con l’estero (CAB) portandolo verso un auspicabile equilibrio (senza dover distruggere i redditi come ora naturalmente). In generale condivido la tua preoccupazione per la perdita di controllo su tecnologie e filiere produttive: oltre a renderci più poveri finiscono per indebolire anche la democrazia. Non mi sembra sia il caso di temere per KiteGen al momento. Teniamo d’occhio… ma nell’immediato mi sembra più appropriato felicitarsi per KiteGen e preoccuparsi per la sorte di ENI (e non solo).
Poi se vogliamo che KiteGen resti prevalentemente italiana vediamo di fare la nostra parte!
Un aereo e una portaerei speciali: è l’immagine che di recente ho utilizzato per trasmettere la complessità del progetto KiteGen, che non presenta incognite scientifiche, ma delle estreme difficoltà tecniche, con tutto ciò che comporta: di mezzi finanziari sicuramente, ma anche di relazioni personali, di interessi strategici, politici e governativi. Ci troviamo nella stessa situazione degli anni ’30 con la reazione a catena o degli anni ’50 con i primi lanci di missili. Il concetto non deve essere dimostrato (non si tratta della fusione calda o fredda o del teorema di Fermat) ma deve essere realizzato. E se immagino tutti gli aspetti tecnici che il progetto investe, i milioni volano presto via col vento.
E abbiamo già una musica: 1000 Kites on the Roof
http://www.youtube.com/watch?v=WapObNgoC9M
…i milioni volano via col vento.
L’importante è che volati i primi (per dire 4 M eur), si arrivi nella condizione di giustificare ed attrarre, in base ad aspettative plausibili economicamente*, i milioni necessari per successivi affinamenti e così via fino a maturità. Altrimenti l’Italia perde il treno e si resta alla finestra a vedere che combinano i vari NTS skysail ampyx etc e benché alcune loro impostazioni possano essere penalizzanti non è che siano costretti a mantenerle nei secoli (i brevetti si acquistano o si aggirano).
Io poi mi aspetto sempre che ad un certo punto salti fuori un progetto made in Japan/Korea.
Mi pare che Sabic non abbia intenzione semplicemente di seguire lo schema: investire -> aumentare il valore e disinvestire tra 5 anni vendendo la sua partecipazione. Piuttosto sembrerebbe interessata ad una partnership tecnologica. Quindi i rapporti potrebbero divenire particolarmente fecondi e duraturi.
* settore pubblico e privato credo abbiano differente propensione al rischio/aspettative sulle ricadute https://www.youtube.com/watch?v=jyp3Bw5H0VA
Adesso varrebbe la pena di quotarsi in borsa o aprirsi a gruppi di investitori privati
Soprattutto che si crei attorno a Kitegen Research , che fa la progettazione, un distretto produttivo di imprese che lavorano su commessa di kitegen per realizzare le componeneti delle unità ‘stem’
Forse adesso aggiorneranno la mappa di google del sito di Sommariva.
Le immagini sono di prima che installasero lo Stem!
Al contrario di rbarba io spero proprio che non ci sia questo ingresso nella borsa, perché vedo questo mercato come principalmente speculativo, con bolle e cadute rovinose, che poco ha a che fare con il finanziamento della vera imprenditoria. Grandi e prestigiose aziende sono rimaste fuori dalla borsa, come la Ferrero che non è mai entrata, o la Ital Design che è entrata e uscita in breve tempo. In genere le aziende entrano in borsa dopo che si sono imposte nel loro settore, così come è successo con Facebook, oppure in seguito a manovre poco trasparenti come è successo con le dotcom. La Borsa è una sorta di continuazione in chiave ancora più perversa del sistema bancario, un sistema che presta i soldi a chi li ha già, sebbene in forma non liquida.
Piuttosto il progetto ha già sperimentato le due opzioni (top down e bottom up) che mi sembrano quelle più promettenti: il cavaliere bianco (una sorta di Lawrence d’Arabia – oggi nella direzione opposta, e sono quindi della stessa idea di StefanoS), le formichine risparmiose e l’alveare o operoso.
adesso non è proprio il momento di quotarsi. C’è altro da fare prima, direi. E’ meglio fare come fa anche ampyx che offre azioni alle piccole “formichine risparmiose” (e pure propense al rischio) alle stesse condizioni offerte agli investitori professionali.
Poi come dice Mario una volta che un’azienda si è affermata può quotarsi in borsa per consentire agli azionisti di uscire e monetizzare ad un valore di mercato(la fam. Ferrero non ne ha bisogno perché evidentemente monetizza pagandosi stipendi e dividendi e se le serve un po’ di capitale emette bond).
Mario, ci siamo capiti, però se posso dire, credo che categorie o etichette che già implichino giudizi morali precostituiti vadano evitate (Borsa perversa vs api operose, formiche vs cicale etc). Se no poi ci ritroviamo la formica risparmiosa che presta troppo (e a tassi alti) all’ape operosa che poi si ritrova indebitata come una cicala sconsiderata (e tipicamente dopo crolla il prezzo degli alveari);-)
Bisogna vedere se vogliono ancora aprirsi ai piccoli risparmiatori come sostenevano in passato. Io me lo auguro.
Se ne avessi la possibilità investirei qualcosa su Kitegen.
Al momento attuale i principali concorrenti sono alla fase di test di modelli di taglia medio-piccola Kitegen con il modello pre-industriale ha ancora un vantaggio di tempo grazie al quale potrebbe arrivare per primo sul mercato.
Io immagino che a quel punto la Kitegen come società avrà moltissimi ordini e dovrà aumentare la sua dimensione (o rinunciare a fette di mercato che aspetteranno l’arrivo dei concorrenti).
In quella fase avrà bisogno di capitali e dovrà decidere a chi rivolgersi.
Un esempio di entrata in borsa contrario a Facebook è quello di Tesla Motors.
Quest’ultimo sarebbe un cliente ideale.
Ha intenzione di installare centinaia di stazioni di ricarica per le sue auto solo in California e poi anche nel resto degli USA.
Ottima notizia, anche se la cosa forse conclude il nostro pioneristico intervento prima con wow poi con soter, del resto credo che qui in Italia sia stato tentato tutto il possibile per sviluppare qui il progetto. Di certo questa prima installazione costituirà una magnifica vetrina di presentazione, sempre che i tempi possano essere rispettati e che là il venti tiri. Tira?
NOn so se ci sono studi e ricerche storiche che prendono in esame, dal punto di vista finanziario, le modalità di nascita dell’imprenditoria innovativa. Se si dovesse indagare in tal senso potrebbero venire fuori sorprese non piacevoli per chi studia, secondo gli schemi classici, la borsa, il sistema finanziario, il circuito monetario ecc, che ho l’impressione che vivano un po’ sulle nuvole.
Non credo che i fratelli Wright si siano rivolti alle banche o al mercato azionario dicendo: guardate vorremmo costruire un aereo, in grado di decollare e atterrare grazie alla spinta di un motore. Tesla ha avuto Westinghouse, e dopo Jobs si è appoggiato a Markkula, e Zuckerberg a Savarin, e adesso Ippolito a Lawrence d’Arabia, benché prima occorre ricordare il travet ‘d Turin.
Altri progetti che richiedevano subito un massiccio impiego di capitali, come il progetto Manhattan, o il progetto Apollo, hanno visto i governi come attori finanziari. La rivoluzione di Internet è stato frutto quasi casuale di una rete telematica militare e di un algoritmo di indirizzamento messo a punto al CERN… poi è arrivata la borsa con le dotcom, coi pessimi risultati che abbiamo visto; successivamente banche e borsa sono ritornate sul mattone (i subprime) con pessimi risultati anche lì.
Banche e Borsa sono strutturalmente inadeguate a dare avvio a iniziative innovative, perché sono le loro stesse regole a impedirglielo. Ritengo che l’avanzamento tecnologico e la rivoluzione industriale dell’epoca moderna non sia avvenuta grazie alle banche o alla borsa, al contrario, nonostante la loro presenza.
Non solo, banche e borsa oggi stanno anche compromettendo le economie nazionali, perché impongono le delocalizzazioni e i trasferimenti di attività produttive per rispondere alle richieste sempre più pressanti del ritorno a breve degli investimenti. Non si tratta di fare i moralisti, ma di rendersi conto che Banche e Borsa oggi costituiscono una minaccia all’economia e alla finanza, pertanto urge riconsiderare la loro funzione, se non la loro esistenza.
L’alternativa, l’azionariato popolare, per riuscire, richiede un’estrema trasparenza e delle regole molto chiare, due esigenze che male si conciliano con un progetto in divenire, altamente tecnologico, con impatti che potrebbero modificare pesantemente i processi produttivi e il panorama energetico.
Complimenti per il contratto ed auguri per questa importante sfida.
Ora che avete potuto divulgare queste informaizoni, sarebbe bello, se possibile, sapere qualcosa anche sullo stato dei due impianti italiani. Verranno messi in pausa? Usati solo per dei test?
Grazie
@Mario
Completamente d’accordo con te. La borsa è strutturalmente inadeguata.
Unica nota sulla compromissione delle economie nazionali, beh la politica economica ha un suo ruolo e ci sono pure altre istituzioni da riconsiderare oltre a borse e banche. il discorso è complesso ed OT qui, ti posso suggerire questo intervento del Prof. Emerito Giuseppe Guarino? http://www.radioradicale.it/scheda/389858
@Mario
la borsa italiana … forse
Controesempio è Elon Musk (Tesla) in borsa in 2 anni da 30 dollari a 160.
Nel frattempo è arrivata la serie S.
L’alternativa all’azionariato è un fondo comune a capitale di rischio. Cioè 10-100-1000 soggetti mettono in un fondo i soldi per finanziare un impianto sapendo di rischiare il capitale investito e acquisiscono i diritti sull’energia che verrà prodotta.
Domanda:
E’ replicabile l’esperienza dell’impianto di Sommariva Perno?
Si possono costirtuire altre società per la gestione di uno o più impianti in varie zone d’Italia?
Spero di vedere presto i grafici con i dati delle ore di volo del kite e le produzioni di energia.
Ciao Stefano ,
grazie per la risposta l’ho vista solo oggi e mi fa piacere vedere che siete ancora voi e che avevo frainteso io . Volevo chiedervi: è possibile visitare ancora l’impianto a Sommariva? Ad oggi uno stem che produce energia semplicemente per rivenderla (centrale 2MW ) quanto è lontano? E Per finire è possibile fare un’intervista (con calma) rispondendo ad altre 100 domande per un giornale locale di Cremona?
Salve,
a quando si può ripetere l’open-day? questa volta ci voglio portare anche i bambini: voglio che vedano che il futuro è a portata di mano!
bisognerebbe anche che i signori del kitegen replicassero a Paolo Musumeci che su Qualenergia.it ha spiegato il motivo per cui è uscito dal progetto (in breve: non funziona niente)
Mi associo alla richiesta di un open day, magari verso Natale, e anch’io porterei le nuove generazioni,saluti roberto